Le vicissitudini estive mi hanno portato per tre giorni in quel di Forlì. Accompagnavo la mia ragazza per alcuni test universitari e ho colto l’occasione per visitare insieme a lei una delle città più graziose e tranquille dell’Emilia Romagna. L’idea era anche quella di dedicare un giorno ad una breve visita di Bologna (dalla quale, vi ricordo, parte la Via degli Dei) e l’ultimo giorno ad un paese nei dintorni di Forlì. La signora dell’appartamento che abbiamo affittato non ha avuto dubbi: “Vi consiglio Bertinoro, l’è una chiccheria!”. Ancora adesso mi chiedo se esista la parola “chiccheria” nel dialetto romagnolo (amici della Romagna, se sapete qualcosa scrivetelo nei commenti). In quel momento ci siamo fidati. E subito ci siamo detti “Bene, andiamo a Bertinoro: cosa vedere?“.
Innanzitutto, dove si trova? Il borgo medievale sorge sulle prime colline dell’Appennino forlivese (sul Monte Cesubeo) a 15 chilometri da Forlì (mezz’oretta in macchina) e a 13 chilometri da Cesena. Piuttosto che spulciare i siti e le guide su internet alla ricerca di info utili, abbiamo scelto di andare un po’ all’avventura (della serie “perdoname madre por mi vida loca“) e scoprire Bertinoro strada facendo. Non avendo potuto scegliere il giorno ideale per visitare Bertinoro, alcune cose le abbiamo trovate aperte e altre meno. Il paese però ci ha conquistati subito.
Per questo motivo ve ne voglio parlare, raccontandovi un po’ di storia, consigliandovi cosa vedere a Bertinoro, dove mangiare e altre curiosità interessanti. Sono sicuro che Bertinoro, nella sua semplicità, può conquistare anche voi.
Bertinoro: la leggenda dietro il suo nome e altre particolarità
Se state pensando che il nome Bertinoro sia assolutamente casuale, beh vi fermo subito. Dovete sapere che Bertinoro è conosciuta come la Città del Vino: la leggenda vuole infatti che Galla Placidia, figlia dell’Imperatore Teodosio, di passaggio in questi luoghi, assaggiato un vino servito in un’umile coppa, dicesse: “non di così rozzo calice sei degno, o vino, ma di berti in oro”… da cui il nome della città.
Il borgo medievale è inoltre considerato “Città dell’ospitalità”, grazie alla tradizione della Colonna dai dodici anelli di cui vi parlerò tra poco. Nella prima settimana di settembre il borgo rivive la Festa dell’Ospitalità iniziata nel 1200, quando fu eretta appunto la Colonna. Per l’occasione, tantissimi eventi culturali e gastronomici animano il centro storico, giorno e notte.
Cosa vedere a Bertinoro: dalla Torre dell’Orologio alla Rocca
Non è certo grande come Bologna. Eppure a Bertinoro sono tante le cose da vedere, ognuna con una storia da raccontare. Arrivati a Bertinoro, recatevi in Piazza della Libertà: qui i vostri occhi possono ammirare un panorama da applauso sulla Romagna da un grande balcone fiorito. In una giornata limpida potrete vedere in lontananza il mare e il grattacielo di Cesenatico. Non per niente Bertinoro è conosciuto anche come il “Balcone di Romagna”.

Sempre sulla piazza noterete Palazzo Ordelaffi, oggi sede municipale, con la sua Torre dell’Orologio. Il Palazzo fu costruito da Pino I Ordelaffi, quando si impadronì di Bertinoro nel 1306, cacciandone i guelfi. La Torre fu costruita prima del Palazzo Municipale e nel tempo ne fu dimezzata l’altezza. All’interno del Palazzo potete visitare la Sala del Popolo (lun-ven: 7.30-13.30/mar-giov: 14.00-17.00) e la Sala Quadri (temporaneamente non visitabile a causa di lavori). Per info: 0543 469111.
In piazza noterete anche la Colonna degli Anelli o dell’Ospitalità di cui vi parlavo prima. Le sue prime notizie risalgono al XIV canto del Purgatorio della Divina Commedia, dove Dante incontra Guido del Duca. Giudice a Bertinoro dal 1202 al 1218, fece costruire una colonna per mettere fine alle dispute fra le famiglie nobili del tempo. Ciascuna famiglia incastonava un proprio anello alla colonna, per un totale di 12 anelli: i forestieri, usandoli per legare il proprio cavallo, diventavano ospiti non solo della famiglia ma dell’intera comunità.

In via Frangipane 6 troverete un altro monumento importante di Bertinoro: dalla cima del Monte Cesubeo, domina sulla cittadella la Rocca, un edificio anteriore al secolo X, dove soggiornò l’imperatore Federico Barbarossa nel 1177 con la sua corte e le sue milizie, poi sede vescovile dal 1584. All’interno si trovano gli uffici e gli appartamenti dell’antica residenza vescovile, un terrazzo rivolto verso il borgo e la sala seicentesca decorata con affreschi barocchi. La Rocca ospita inoltre il Centro Residenziale Universitario dell’Alma Mater Studiorum di Bologna e il Museo Interreligioso (aperto sabato e domenica, dalle 15.00 alle 18.00 su prenotazione e solo per gruppi da 10 a 20 persone; info: 0543 446598).

Accanto alla Rocca ecco la Porta del Soccorso: essa prende il nome dal fatto che, nel 1173, da qui uscirono le truppe bertinoresi per portare aiuto alla città di Ancona assediata dall’arcivescovo Cristiano di Magonza. All’incrocio con Via Vendemini si trova la Strada della Vendemmia, un sentiero di 100 metri lungo i quali sono disposte 7 tele dipinte da 7 artisti locali, che rappresentano i momenti più significativi della vita della vigna. A questo link potete scoprire tutto quello che c’è da vedere a Bertinoro.
Dove mangiare a Bertinoro: ristoranti e osterie
Dopo tutto questo vagare per Bertinoro vi sarà venuta fame, giusto? Anche a noi è successo: così ci siamo messi alla ricerca di un locale dove mangiare a Bertinoro. Se volete gustare i migliori piatti della tradizione romagnola (bruschettoni, passatelli, tagliatelle al ragù e molto altro) con tanto di panorama sulla Romagna, vicino alla storica Campana dell’Albana, allora potete andare a La Ca’ de Be’, la “casa del vino”. Nel momento in cui sto scrivendo, l’osteria enoteca ha subìto ingenti danni per via di un incendio che ha devastato cucina e parte del locale. Appena il locale sarà tornato alla normalità (questione di alcune settimane) il mio consiglio è quello di scegliere la Ca’ de Be’ per la pausa pranzo o la cena, per dare una mano a chi, dopo il lockdown, deve affrontare un nuovo periodo difficile.
Non distante da La Ca’ de Be’ trovate anche l’osteria da Nonna Rina, dove vi aspettano piadine e crescioni, primi piatti della tradizione e vini in grado di rendere virtuoso ogni piatto. Più spartana, ma ugualmente tipica, è l’Ustari dla Benilde. Un piccolo locale portato avanti da anni dalla Norma, una signora “rustica” ma di gran cuore, come solo i romagnoli sanno essere. Proprio qui noi ci siamo fermati a mangiare, perchè ci siamo accorti che il mercoledì (sì proprio il giorno della nostra tappa a Bertinoro) le altre osterie del borgo erano chiuse.

Durante il pranzo, ci siamo accorti che le pareti del locale erano firmate dai tanti personaggi famosi che negli anni hanno mangiato all’Ustari dla Benilde, da Gianni Morandi a Biagio Antonacci. La scelta dei piatti è forse limitata (tagliatelle, ravioli e piadine romagnole), ma ogni pietanza è preparata al momento e racconta alla perfezione un territorio unico e generoso. Col senno di poi, non siamo per nulla scontenti di aver trovato chiusi gli altri locali (che problema c’è? Li proveremo un’altra volta!).