Mi capita spesso, camminando per sentieri, di osservare ragazzi e ragazze avvicinarsi al trekking. Li riconosci, non puoi sbagliare: testa bassa, passo scoordinato, le Adidas ai piedi e in spalla lo zaino Eastpak (un residuato degli anni di liceo). Li vedi bofonchiare qualcosa tra loro. Se ti avvicini, puoi sentirli ripetere frasi come “Mai più!”, “Chi me lo ha fatto fare?”, “Prossima volta col cavolo!” o quella che preferisco di più, “Mi sono anche svegliato alle 6 per questo!”. Ogni volta li guardo e sorrido. Sapete perchè? Perchè anche io, fino a circa 9 anni fa, ero come loro: il mio percorso da cittadino a escursionista è iniziato quando ero un cittadino incallito, convinto e apparentemente irremovibile.
Poi è successo qualcosa. Quel qualcosa ha il nome di chi adesso è sempre accanto a me in tutte le escursioni che faccio. Devo ammettere che il passaggio da cittadino incallito ad appassionato di escursionismo non è stato molto graduale: è stata più una terapia d’urto, severa ma giusta, necessaria a svegliarmi dal torpore della città e a rendermi chi sono oggi. Intendiamoci, continuo a viverci tuttora. La differenza però è che adesso, appena posso, cerco sempre di concedermi un’escursione immersa nella natura che possa ricaricarmi di energia. Addirittura sono passato a preferire la montagna al mare. Io che nel mare, da ragazzino, stavo a mollo ore e ore.
Forse il mondo è visto ancora oggi a tinte opposte: tutto bianco o nero. Allo stesso modo si può pensare che un amante della città non possa mai arrivare ad apprezzare l’escursionismo e rispettarlo davvero. In realtà il mondo è molto più bello in tutte le sue sfumature. E così il mio non essere sempre stato escursionista è per me un valore aggiunto: camminare nella natura e parlarvene ha davvero un senso adesso, non lo avrebbe avuto prima, quando ancora la città era quel posto che chiamavo casa. Quando ti rendi conto di quanto possa andarti stretto l’ambiente urbano, apprezzi molto di più il poter fare trekking e perderti nei tuoi pensieri, con il suono della natura a fare da sfondo. Curiosi di sapere come sono diventato amante dell’escursionismo?
Da cittadino a escursionista: se c’è di mezzo una ragazza tutto è possibile
È la storia più vecchia del mondo, quella dell’uomo che vive una vita tranquilla e beata e di una donna che arriva come un ciclone a sconquassare ogni cosa. Scherzi a parte, il mio percorso da cittadino a escursionista è nato proprio nel giorno in cui ho conosciuto la mia ragazza Sara. Era il 2013 e non potevo immaginare quello che di lì a poco mi sarebbe accaduto. Alcuni giorni dopo il primo appuntamento, ecco la domanda: “Ti piace l’escursionismo?”. Fu il panico. All’inizio pensai di fingermi morto e cavarmela così, poi invece risposi: “Ma certo!”. Dopo quella balla colossale, la risposta di Sara non tardò ad arrivare e mi colpì con ancora più forza: “Dai allora qualche volta possiamo andare a camminare insieme!”. Ero fregato. Mi ero infilato da solo in un cul-de-sac da cui difficilmente sarei uscito. Vivo, si intende.
Decisi però di non tirarmi indietro e di mettermi alla prova, per capire se davvero la vita da escursionista non avrebbe fatto per me. Mi presentai il giorno dell’escursione (un’escursione in Liguria) in uno stato pietoso: le borse sotto gli occhi (perchè per camminare, meglio svegliarsi presto), le Adidas ai piedi e lo zaino Eastpak. Lì Sara capì che la persona che aveva di fronte era un completo dilettante. Ma non fece una piega: camminai parlando con lei tutto il tempo, con qualche pausa per riprendere fiato, giusto per evitare di collassare al suolo. Tra un “Mai più” e un “Chi me lo ha fatto fare” arrivammo in cima: il panorama sulla Liguria era lì, disarmante e bello da dar fastidio. Infine, la discesa diede il colpo di grazia alle mie gambe.

Il giorno dopo mi svegliai alle 8 e mi alzai alle 10: due ore per riuscire a rimettermi in piedi. Il mio corpo gridava vendetta. La mia mente invece era leggera, sgombra da ogni preoccupazione, come se qualcuno ci fosse entrato dentro e avesse fatto pulizia. Riuscivo solo a ricordare minuziosamente il panorama che avevo potuto ammirare dall’alto il giorno prima. Era diversa l’aria lì in cima, lontano da palazzi e clacson. In quel momento, riuscii a dare una risposta alla domanda “Chi me lo ha fatto fare?”: una ragazza arrivata all’improvviso e la voglia assopita di cambiare prospettiva. E perdendomi nei pensieri, finii un tubetto di Voltaren.
Da quella volta…
Dopo qualche giorno le mie gambe si ripresero. Iniziai a leggere qualche libro sull’escursionismo e il trekking, per capire come facessero quelli bravi. Un pomeriggio andai da Decathlon e comprai tutto il kit base per iniziare a camminare meglio. Cambiai le Adidas con un paio di Quechua e l’Eastpak con uno zaino più tecnico. Nelle settimane seguenti io e Sara tornammo a camminare. Di nuovo in cima, mi resi conto che il mio corpo iniziava ad abituarsi alla fatica, ogni volta ripagata da un panorama unico. Cominciai ad apprezzare tutto questo e a sentirmi frastornato nel traffico della città. In poco tempo, mi ritrovai con Sara sulle rive del Lago Blu in Val d’Aosta, a 1980 metri. Avevo macinato metri e metri di dislivello. Impensabile, fino a pochi mesi fa.

Da quella volta, ho capito che l’escursionismo avrebbe continuato a far parte della mia vita e che l’avrebbe arricchita. Non sarebbe certo stato presente ogni singolo giorno, ma mi avrebbe salvato parecchie volte dall’andare fuori di testa, tutte le volte che ce ne sarebbe stato bisogno. Così è stato. Negli anni ho cambiato ancora scarpe e altrettante magliette. Ho anche comprato uno zaino più grande, per le notti in tenda. Ho imparato a rispettare ancora di più la natura, la montagna, a rispettare me stesso concedendomi un po’ di pace, portandomi dove ora mi sento bene. E cosa più importante, ho capito che non sempre le donne ti scombinano la vita: a volte, arrivano per rimettertela a posto.
Tutto quello che ho imparato finora, la passione che metto nel camminare e l’entusiasmo con il quale scopro ogni volta posti nuovi nella natura, li trovate nel mio blog. Dedicato a chi già cammina e a chi ancora non lo fa. Soprattutto a questi ultimi dico: non rinunciate a priori a fare escursionismo, potrebbe piacervi e potreste rendervi conto in un lampo di averne assoluto bisogno. Un po’ come è successo a me. E quindi eccola qui la storia di come sono passato da cittadino a escursionista: una storia di cambiamento, di “ammmore” e di tanti metri di dislivello.