«E grazie al Monte Gazzo – direte voi – Nel 2020 per svagarti non potevi fare altro!». Non posso darvi torto: la pandemia da Covid ha senza dubbio aiutato il trekking durante l’estate 2020. Per il momento, però, gli amanti delle camminate possono sentirsi soddisfatti e prendere la notizia per quello che è: il trekking è l’attività più praticata nelle vacanze 2020 dagli italiani. E questa è una certezza.
A fotografare il tempo libero degli italiani nel 2020 è un’indagine dell’Isnart (Istituto Nazionale Ricerche Turistiche) riportata da Il Sole 24 Ore. Secondo lo studio, il trekking è stato praticato da oltre 27 milioni di italiani che nell’estate 2020 sono andati in vacanza. A conti fatti, il 39% degli italiani ha scelto la camminata all’aperto come sport da praticare. Più in generale, nei mesi tra luglio e settembre 2020, l’obiettivo di praticare sport (32%) ha avuto la stessa forza di quella che prima era la fruizione del patrimonio culturale, ultimamente frenata dal virus.
Dai dati si evince come effettivamente sia il trekking l’attività sportiva più praticata nelle vacanze 2020. Volendo essere pignoli, non necessariamente bisogna praticare trekking per scoprire il piacere di camminare, anche un’escursione va benissimo. Perchè si sa, c’è differenza tra trekking ed escursione. Inoltre, la “scoperta” del trekking non deve far gridare al miracolo: tantissimi italiani praticano trekking ed escursionismo abitualmente e ne sottolineano da sempre i benefici. La buona notizia c’è comunque: all’indomani del lockdown, nuove persone hanno scoperto il piacere di camminare per i monti.
Trekking, il re delle vacanze 2020: convincono i percorsi “brevi“
Sempre secondo l’indagine Isnart, sono stati i percorsi “brevi” ad aver attratto, nell’estate 2020, un maggior numero di camminatori rispetto all’anno precedente. Non per niente è aumentato il numero di credenziali rilasciate sulla Via degli Dei da Bologna a Firenze (4.768 sui 4.400 del 2019), sul Cammino dei Briganti tra Lazio e Abruzzo (3.240 su 2.915), sul Cammino Materano nella variante Via Peuceta da Bari a Matera (1.523 su 1.213) e sul Cammino di Oropa tra Santhià e le Alpi Biellesi (1.200 su 300).
In aumento anche i numeri del Cammino minerario di Santa Barbara nel Sulcis-Iglesiente, in Sardegna (680 credenziali su 350), quelli del Cammino delle Terre Mutate da Fabriano a L’Aquila (400 su 192) e del Cammino di Dante (300 sulle precedenti 160), mentre la Via Francisca del Lucomagno, da Lavena Ponte Tresa a Pavia ha registrato circa 400 camminatori.
La ricerca Cammini e camminatori in Italia ha inoltre constatato che tra gennaio e settembre 2020, i 14 cammini italiani che rilasciano credenziali ne hanno consegnate in tutto 29.246, il 32% in meno rispetto all’anno precedente a causa della pandemia: il dato non è però così preoccupante, dal momento che si tratta di un calo relativamente contenuto se messo in relazione al –85% registrato, negli stessi mesi, dalla Catedral de Santiago, famoso traguardo del Cammino di Santiago.
Il trekking trionfa nel 2020: un’illusione post-lockdown?
Ok, le camminate nella natura hanno stravinto nelle vacanze 2020. Tutto bellissimo, festa grande e bordate di congratulazioni con pacche sulla spalla al Signor Trekking. Con buona pace dei camminatori abituali, da una parte felici per la loro attività preferita, dall’altra psicologicamente distrutti nel vedere i loro amati sentieri più trafficati del solito. Scherzi a parte, in molti si chiedono: è una buona notizia o solo un’illusione temporanea post-lockdown, causata dalla necessità di distanziamento sociale e di frequentare luoghi non affollati?
In un’era post-Covid, il successo di cui ora gode il trekking potrebbe non rimanere lo stesso. Ma può essere vero il contrario: in fondo, oggi vediamo più biciclette in città rispetto a un anno fa. E se è vero che le persone non comprano biciclette a caso per poi lasciarle ferme a prendere polvere, lo stesso può capitare con le scarpe da trekking. Forse lo sbaglio più grande è pensare che, a pandemia finita, tutto debba per forza tornare come prima, anche nelle nostre abitudini. Quindi sì, per me questa è comunque una buona notizia. Diciamo che mi fido delle emozioni che può dare una camminata nella natura a chi si sta avvicinando al trekking, della vista che si spalanca davanti a te quando arrivi in cima. Difficile dire addio a tutto questo, una volta sconfitto il Covid. A patto che venga rispettata la natura e i suoi sentieri da parte dei neofiti, lasciando questi luoghi come sono stati trovati all’arrivo.
Ci si potrebbe poi fidare di tante altre cose: del fatto che a fine pandemia saremo tutti più poveri e interessati a viaggi low-cost, del fatto che non ci si potrà muovere subito su grandi distanze. Per ora preferisco soltanto pensare che la voglia di avventura riposi da sempre anche nel cuore del cittadino più ostinato. Fidatevi di me, che fino ad alcuni anni fa non avevo quasi mai messo piede su un sentiero. Pensavo che la Via degli Dei fosse una sorta di percorso mentale quando di notte, andando in bagno sbattevi il mignolo del piede sul comodino. E invece ora sto progettando di partire davvero per un viaggio a piedi da Bologna a Firenze.
Infine, la pandemia ha insegnato qualcosa anche ai grandi viaggiatori seriali, non necessariamente trekker, convinti che le più grandi scoperte fossero lontane chilometri e chilometri da casa. La limitazione agli spostamenti ha dato modo a tante persone di riscoprire le bellezze del proprio territorio, stabilendo con lui un nuovo legame. Da qui ripartiremo, un giorno o l’altro, tenendo bene a mente ciò che abbiamo imparato.